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Ghiffa


 

Dati generali 

Popolazione 2398  

sup. Kmq 14.06

l lago, i fiori, il verde della montagna e il blu del cielo.  Questo è Ghiffa: natura, arte e storia intrecciate nel tempo con armonia ed equilibrio.

La natura. I boschi misti di latifoglie che dal lago salgono a coprire con un manto uniforme le ripide pendici del Monte Cargiago. Oltre ai castagni, alle querce e ai frassini, le macchie scure delle conifere (abete rosso, pino strobo, pino silvestre e tasso). boschi che guardano il lago, agevolmente percorribili lungo una fitta ragnatela di sentieri e mulattiere ben curati. Sul lungolago e nei giardini delle ville signorili, azalee, camelie e rododendri hanno trovato nel clima mite e nel terreno acidofilo un habitat ideale. Ornamenti vegetali all’armonia del luogo sono i cedri maestosi, le magnolie e i monumentali alberi di canfora.

L’arte. Il Sacro Monte della SS. Trinità, la chiesa romanica di S. Maria Assunta a Susello, la parrocchiale di San Maurizio, ma anche i piccoli oratori e le cappellette alpestri raccontano un’antica devozione popolare che ebbe anche esiti di pregio artistico ed architettonico.

La storia. Una storia antica, i cui dati certi risalgono al Basso Medioevo quando la decania di San Maurizio (centro amministrativo e religioso di un territorio più vasto) era una delle quattro appartenenti alla Comunità di Intra, Pallanza e Valle Intrasca. Alla degagna appartenevano altre ventitrè frazioni tra cui Frino, Ronco e Ghiffa.

Nel 1447 Filippo Maria Visconti diede in feudo la decania di San Maurizio della Costa, oltre a quella di San Martino e allasquadra di Oggebbio, ai marchesi Morigia. Essi tenevano “banco di giustizia” a Ceredo e risiedevano nel castello di Frino (oggi è un albergo). Il castello divenne nel XVII secolo, con il cardinale Giacomo Antonio Morigia, precettore del Granduca di Toscana e arcivescovo di Firenze, un luogo d’incontro di artisti e letterati che diedero vita ad un “rinascimento lacustre”. Il vicino oratorio ospita una Natività dipinta nel 1860 da Daniele Ranzoni, uno dei maggiori esponenti della pittura lombarda dell’Ottocento.

Nel XVIII secolo il territorio di Ghiffa passò poi in feudo ai Borromei i “signori del lago”.

La chiesa parrocchiale di San Maurizio sorge sulla costa del Monte Cargiago; fu edificata nel XVI secolo ampliando una precedente chiesa del XII secolo. La “perla” architettonica e artistica di Ghiffa è tuttavia la chiesa di S. Maria Assunta di Susello. E’ monumento nazionale. Un piccolo oratorio ad aula absidata era già esistente nel 1173; nel Quattrocento gli venne aggiunta una seconda navata. L’attuale orientamento della chiesa che si affaccia sul lago risale alla riedificazione avvenuta nel XV secolo (il campanile è del 1591). La facciata attuale, a capanna, fu definita alla fine del XIX secolo.

Risale all’Ottocento l’avvio della Ghiffa moderna: segnata da un glorioso seppur modesto sviluppo industriale e dalla crescita della vocazione residenzialee turistica.  Il principe russo Troubetzkoy, dopo essersi stabilito a Intra fece costruire un splendida villa a Ghiffa: qui giocarono i due figli Pietro, valente pittore, e Paolo, scultore le cui opere sono conservate nella gipsoteca del Museo del Paesaggio di Pallanza.

Il modesto sviluppo industriale di Ghiffa è legato allo sfruttamento delle acque. Proprio le risorse idriche orientarono nei secoli scorsi il primitivo sviluppo industriale del territorio con l’insediamento della Filatura Octiker di Susello nel 1834 (poi diventata Bianchi-Molinari e infine “Cucirini Cantoni Coats” fino al 1964 anno di cessazione dell’attività). Una macina per il quarzo,utilizzato nella fabbrica del vetro alle fornaci Franzosini di Intra, fu attiva tra il 1824 e il 1881. La caduta d’acqua del Rio Ballona fu anche sfruttata dalla Fonderia Muller di Intra. Attualmente l’unica attività industriale presente a Ghiffa è la “Ritorcitura Maierhofer” a Susello.

L’esempio più alto di produzione industriale è il “Cappellificio Panizza” che in un secolo di attività (1881 - 1981) creò generazioni di maestri cappellai e divenne famoso nel mondo.  La Giovanni Panizza & C., fondata da un artigiano biellese trasferitosi sul lago, rappresenta la maggiore espressione a livello internazionale di una tradizione locale nella produzione del cappello di feltro fine già documentata a Intra dalla fine del XVIII secolo. La Panizza aveva avviato un ciclo integrale per la produzione di cappelli, ottenuti intrecciando naturalmente peli di coniglio, di castoro o di lepre. L’edificio principale della fabbrica è stato trasformato in residence, mentre l’edifico a monte è diventato dal 1994 il “Museo dell’arte del cappello” che racconta, attrevrso documenti e immagini d'epoca, la storia e l'attività del cappellificio , esponendo antichi attrezzi per la lavorazione dei cappelli in feltro e numerosi macchinari storic, campionari di cappelli, manifesti pubblicitarie  marchi di fabbrica. I cappelli della produzione Panizza sono affiancati da spiegazioni relative ai segreti della feltrazione, da una selezione di cappelli di varie epoche e dalla collezione di copricapo etnici provenienti da tutto il mondo. 

 

Le attività di colturali dovettero strappare il terreno coltivabile alla montagna con la costruzione di un sistema lineare di terrazzamenti che coprivano tutto il territorio attorno ai villaggi. Numerose vestigia sono ancora visibili da Susello a Deccio, a Cargiago e a Ceredo. Su di essi veniva coltivata la vite, la segale, il frumento, la canapa e il lino. 

l modello insediativo rurale di Ghiffa aveva uno sviluppo orizzontale seguendo l’orografia della montagna (il capoluogo era infatti San Maurizio “della Costa”) per cui la comunità locale non possedeva alpeggi a monte: l’unico insediamento stagionale era l’alpe Porteia, raggiungibile oggi lungo un buon sentiero che sale da Caronio. 

Ghiffa presenta una distribuzione sparsa degli abitati che conferma la rarefazione degli insediamenti consolidatasi nel tempo: Oggi Ghiffa conta ben 14 frazioni: Caronio, Cargiago, Ceredo, Carpiano, Arca, Selva, Susello, Rometto, Sasso, San Maurizio, Bozzela, Frino, Ronco e Deccio; ad esse vanno aggiunti alcuni recenti insediamenti residenziali..

La denominazione attuale del comune risale al 1862, quando l’amministrazione comunale decise di sostituire l’antico nome di San Maurizio (troppo diffuso nel Regno e quindi facile a confondersi) con quello della frazione Ghiffa. 

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Unione del Lago Maggiore

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