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Cannero Riviera


Numero di abitanti: 1084 
Denominazione: Comune di Cannero Riviera 
Superficie: 14,47 
Altitudine: 225 s.l.m.

Cannero: la riviera mediterranea del Lago Maggiore. Non per nulla il doppio nome (“Riviera” fu aggiunto nel 1947). Un promontorio che penetra le acque, dove crescono i cedri e i limoni e l’ulivo si sviluppa rigoglioso. Una terra dolce, dove gli inverni sono miti e le stagioni sono quelle del mare. Il toponimo stesso del luogo è legato all’acqua: vuoi nell’etimo celtico di Cenn in ar “punta sull’acqua” oppure in quello latino di Canore o Canerum che richiama al “canneto”.

Subito alle spalle, però, sale una montagna boscosa di schietta impronta prealpina: le viti e i fitti castagneti circondano i villaggi: Oggiogno, in cima a un roccione che si affaccia su Cannero, con le case rurali aggrappate le une alle altre e percorse da vicoli pedestri, e ancora  Piancassone sulla strada che conduce a Viggiona, oppure Ponte e Cassino, a sud, e Cheggio, a nord, lungo la dolce mulattiera che si inoltra verso Carmine Superiore e Cannobio. 

Cannero fu luogo di traffici e di pesca, ed oggi conserva giardini fioriti e ville sontuose, mentre i villaggi alle spalle furono luogo di un’agricoltura caparbia e tenace che seppe terrazzare la montagna per situarvi i coltivi che in anni recenti sono stati in parte recuperati. 

La fertilità dei luoghi e la salubrità del clima favorirono antichi insediamenti umani sulla riviera. Nel 983 il Vescovo di Novara, feudatario di queste terre, donò ai canonici della cattedrale novarese la piccola corte chiamata Canarae, presso il Lago Maggiore, e la “villa” di Oglon (Oggiogno) insieme ai colli, agliuliveti, alle terre ed ai famigli che appartenevano a loro. l

La storia dei Castelli di Cannero è invece una vicenda di violenze medioevali. E’ la storia del “fratelli della Malpaga”, i cinque fratelli Mazzarditi che tra il 1403 e il 1404 si impadronirono del borgo di Cannobio e taglieggiarono le popolazioni rivierasche con gesta brigantesche.  Per porre fine alle scorrerie e alle violenze, il duca Filippo Maria Visconti nel 1414 cinse d’assedio la rocca costringendo i banditi ad arrendersi per fame. Il castello venne quindiraso al suolo e non ne rimane traccia. Al suo posto, sui due isolotti, i Borromeo, signori del lago, costruirono tra il 1519 e il 1521 la “Vitaliana”, una rocca a difesa dell’alto Lago Maggiore dalle incursioni svizzere e così chiamata in memoria di Vitaliano Borromeo. 

Un altro episodio storico rimasto nella memoria collettiva fu la partecipazione della gente del luogo alle Guerre d’Indipendenza. Una lapide alla Gardanina ricorda Giuseppe Garibaldi, l’ “Eroe dei due Mondi”. Laura Mantegazza, la “Garibaldina senza fucile”, ospitò più volte il grande condottiero del Risorgimento italiano nella villa “Sabioncella” antistante i Castelli. Un altro personaggio del Risorgimento, Massimo d’Azeglio, fece costruire una grande villa dove, nella quiete del lago, scrisse i celebri “Ricordi”; una lapide lo ricorda sulla strada statale in direzione di Oggebbio.

La dolcezza di Cannero e la serenità dei villaggi sovrastanti attrassero, fra Ottocento e Novecento, importanti personaggi da tutta Europa: Galileo Ferraris fu un affezionato villeggiante di Oggiogno, vi soggiornò la regina d’Inghilterra, lords britannici e persino Winston Churchill, ospite dello storico Hotel Italia. Non solo uomini illustri a Cannero, ma anche canneresi che divennero famosi nel mondo. Come Peppino Leoni che avviò e gestì il ristorante “Quo Vadis” di Londra oppure un Micotti che, sempre a Londra, avviò il ristorante “Isola Bella”; Antonio Bottacchifondò e gestì il famoso Royal Hotel a Briska in Algeria, mentre un Giovannelli, racconta una tradizione locale, sarebbe diventato capo cuoco dello Zar di Russia fino alla Rivoluzione d’Ottobre.

Cannero: terra di agrumi e di fiori. Ormai rinomata la Mostra sugli "Agrumi di Cannero" che si svolge annulamente a marzo, richiamando numerosi visitatori  ed esperti del settore, ricercatori, botanici, vivaisti, che hanno trovato in questo "angolo di mediterraneo" essenze pregiate grazie anche alle capacità ed alla passione di esperti giardinieri. Qui ha sede la Società Italiana della Camelia che per trent’anni organizzò una primaverile “Mostra Internazionale della Camelia”; oggi la mostra è itinerante e si svolge in svariate località italiane.

l mondo contadino di un tempo è ancora vivo sul territorio nei segni che l’uomo montanaro ha lasciato di un secolare lavoro sulla montagna. Non sono evidenti, ma vanno scoperti camminando su una rete di sentieri e mulattiere che percorrono i boschi e collegano i villaggi. Percorrendole si legge l’antico impianto contadino del territorio, essenzialmente agricoltura (canapa, grano, mais, miglio, segale, patate e ortaggi) e allevamento (bovini, ovini e suini). Sulle pendici terrazzate in riva al lago venivano coltivati la vite, l’ulivo e gli agrumi: colture mediterranee ai piedi di una montagna prealpina. In alto, gli alpeggi: Ronno, ai piedi del Morissolo, e Faiet, vicino alle sorgenti del Rio Cannero.

Lungo la mulattiera Cannero - Oggiogno vi è la cappella di S. Giuseppe, dove annualmente la prima domenica di maggio si svolge una partecipata festa popolare che rinnova l’incanto delle offerte contadine. Anche tra Cannero e Donego la “Cappella Grande” dedicata alla Madonna è luogo di devozione popolare. A Piancassone c’è l’oratorio di S. Lucia che conserva una preziosa statua lignea della Madonna del Carmine; 

Questo ricco patrimonio disperso sui monti di Cannero viene idealmente offerto al turista visitando il Museo Etnografico e della Spazzola con il vicino Parco degli Agrumi.

Il Museo, nato nel 1981 per iniziativa della Scuola Media Statale di Cannero con la raccolta presso gli anziani e le famiglie del paese di numerosi oggetti della tradizione locale, racconta la storia e la vita quotidiana a Cannero nela passato, dalle attività domestiche agli antichi mestieri. Una sezione è dedicata alla fabbricazione industriale delle spazzole, che caratterizzò Cannero nella prima metà del Novecento. Vi sono poi i percorsi all'aperto per la coperta del torchio settecentesco e della grà di Oggiogno e, dal 2011, il PArco degli Agrumi di Canero realizzato a ridossso della spiaggia (zona Lido) per preservare i tesori botanici del territorio. 

 

 

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